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Se hai uno stabilimento balneare ti sarai imbattuto molto spesso nella Posidonia e, probabilmente, l’hai vista come una nemica. Comprensibile, ma non del tutto esatto (anzi, sbagliatissimo!). Il problema della Posidonia è in primis la scarsa conoscenza che il turista ha nei suoi confronti, il quale scambia questa preziosa pianta acquatica per un rifiuto vedendola come indice di un mare poco pulito, il che porta amministrazioni comunali e stabilimenti balneari a rimuoverla dalla spiaggia per rendere il lido più pulito e soddisfare le esigenze del cliente.
Niente di più sbagliato! Vediamo perché rimuovere la Posidonia è un errore da non commettere mai più e scopriamo l’importanza fondamentale per il mare e l’ambiente.
Conosciamo il “polmone verde del Mediterraneo”
Le praterie di posidonia sono un elemento chiave per l’intero sistema costiero mediterraneo. La loro buona salute è importante dal punto di vista ecologico ma anche dal punto di vista economico.
ARPAT
La Posidonia Oceanica è endemica del Mar Mediterraneo, appartiene al genere delle Posidoniaceae e no, non è un’alga ma una vera e propria pianta acquatica con radici, fusto, foglie, fiori e frutti (conosciuti come olive di mare). Questa distinzione è fondamentale ed è ciò che rende la Posidonia importantissima per l’ecosistema. Solitamente si può trovare su fondali bassi e sabbiosi dove crea delle vere e proprie praterie fino a 40 metri di profondità, esclusivamente in acque limpide. Per questo prende il nome di “polmone verde del Mediterraneo” e la sua presenza è, quindi, indice di mare pulitissimo, cristallino.
Le praterie di Posidonia sono un vero ecosistema a sé stante, con funzioni dalla notevole importanza: fungono da riparo, riproduzione e nutrimento per diverse specie di pesci, sono una barriera naturale contro l’erosione costiera e assorbono enormi quantità di anidride carbonica che trasformano in ossigeno (fino a 20 litri al giorno per metro quadrato). Non solo, la struttura complessa delle sue radici riesce a stabilizzare i fondali sabbiosi evitando il trasporto dei sedimenti e, di fatto, rendendo il mare più limpido e i cumuli di foglie morte che arrivano a riva (banquettes) proteggono la sabbia della spiaggia dalle mareggiate e favoriscono l’attecchimento di piante marine autoctone.
Insomma, sono un vero e proprio patrimonio naturalistico e infatti l’Europa la considera un habitat fondamentale da preservare in ogni modo. E allora da dove nasce il problema? Come detto, le foglie morte arrivano in quantità sempre maggiori sulle nostre spiagge a causa delle mareggiate; questi cumuli non sono amati dai turisti che li scambiano per rifiuti e, di conseguenza, si provvede a ripulire le spiagge con l’arrivo della bella stagione. In questo modo, però, si elimina anche molta sabbia che dovrà poi essere ricollocata successivamente, con un costo non indifferente.
Come trovare un equilibrio tra fruizione e tutela dell’ambiente?
Per tutti questi motivi l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) cerca di sensibilizzare sempre più persone sull’argomento, fornendo informazioni che facciano rivalutare la Posidonia Oceanica. Non è raro incontrare cartelloni in molte spiagge italiane che illustrano il fondamentale ruolo ecologico delle banquettes. Inoltre il Ministero dell’Ambiente ha fornito delle semplici linee guida come poter gestire al meglio i cumuli di Posidonia:
- Non toccare le banquettes e mantenerle nel luogo in cui si formano, perché proteggono la spiaggia dall’erosione.
- Quando questo non è possibile, spostare i cumuli in punti protetti o in altre spiagge meno frequentate, meglio ancora se in zone a rischio erosione.
- Solo in extremis rimuovere la Posidonia spiaggiata e trasferirla in discarica.
Queste sono solo piccole accortezze necessarie per non intaccare ulteriormente la vita di questa pianta acquatica delicata, la cui conservazione è già minacciata dall’inquinamento (scarichi di barche, navi, sostanze chimiche), dalle ancore che le estirpano e dalla pesca a strascico che, sebbene vietata in molte zone, è ancora praticata.
Da problema a risorsa: i progetti più innovativi
Vedere la Posidonia come una risorsa e non più come un problema è un percorso che richiede tempo, ma sono tanti gli enti e le associazioni che stanno facendo campagne di sensibilizzazioni e progetti innovativi, aiutati dalla forte ricerca scientifica.
Il progetto BARGAIN di ISPRA, agenzia ENEA e Università di Tor Vergata, ad esempio, è uno dei più all’avanguardia e si propone di coniugare la fruizione delle spiagge con la salvaguardia degli ecosistemi costieri creando un modello di spiaggia ecologica replicabile su scala nazionale/internazionale. La Posidonia spiaggiata potrà essere valorizzata con la creazione di elementi di arredo balneare (pouf, divanetti, cuscini) che verranno imbottiti con le foglie, ma anche attraverso specifiche attività e laboratori che coinvolgeranno sia i bagnanti che gli stabilimenti balneari e le amministrazioni.
Anche in Toscana, grazie a Sei Toscana e al comune di Follonica e Castiglione della Pescaia, è in corso un progetto chiamato Poseidon, che prevede la creazione di cassette per il pesce dalle foglie della Posidonia. In un batter d’occhio, in questo modo, si eliminerebbe il problema dei cumuli sulle spiagge e quello dell’inquinamento in mare, grazie a un materiale innovativo che deriva dalla trasformazione della biomassa vegetale attraverso un macchinario ad hoc.